copio dal Corrierone:
La norma entrerà in vigore subito, non appena approvata la legge. E riguarderà tutti i modelli di cilindrata pari o superiore a 125 cc. All’apparenza una modifica dettata dal buon senso e volta a salvaguardare la salute dei motociclisti, ma sul piano pratico un ostacolo enorme per l’industria delle due ruote che rischia di lasciare in fabbrica i modelli che non sono dotati di tale sistema. Non tutti i veicoli commercializzati sono infatti dotati di Abs, nemmeno su richiesta. E comunque, chi li vende a parte, non sempre lo fa a buon mercato. Ma il comma 38 dell’articolo 34, aggiunto all’ultimo momento dalla commissione Industria del Senato, è molto chiaro: i sistemi di frenata avanzati devono essere previsti «tra le dotazioni opzionali a disposizione dell’acquirente» su «tutti i veicoli di nuova immatricolazione a due e tre ruote».
L’industria di settore rappresentata dall’Ancma ha sottolineato l’impossibilità di adattare su due piedi quei veicoli che non sono pensati per questa modifica. L’Abs richiede infatti l’aggiunta di ruote foniche, sensori e centraline di controllo. E non è proprio come montare un’autoradio sull’automobile. Tale modifica va pensata in fase di costruzione. Un problema noto anche all’Unione Europea che ha infatti già stabilito l’obbligatorietà dell’Abs. Ma a partire dal 2016 per dare modo all’industria di adeguarsi. Nel frattempo i costruttori si sono portati avanti e oggi il 50% della produzione ne è fornita.
E La fuga in avanti del nostro Parlamento prende però in contropiede in particolare la fascia economica del mercato scooter, dove l’Abs non è previsto per motivi di costo. Rischiano di farne le spese nomi importanti come Peugeot e Piaggio che hanno in gamma diversi modelli che potrebbero restare fermi dai concessionari. Veri best seller come la Vespa versione LX, S e Gts per esempio. Tutto questo mentre il mercato delle due ruote langue in una crisi spaventosa. Inoltre, visto il palese contrasto con le decisioni prese a livello europeo la norma nazionale potrebbe obbligare Bruxelles ad aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia. Alla fine, oltre il danno anche la beffa. Per diventare definitiva la legge deve ottenere l’ok della Camera, entro il 18 dicembre. Vista l’importanza del decreto sviluppo per il governo Monti, disposto a chiedere la fiducia, è difficile ipotizzare una modifica in corso d’opera.
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