Come ho già scritto in post precedenti, sono particolarmente attento agli aspetti relativi alla sicurezza in moto, e anche nelle giornate più torride non manco di uscire completamente protetto - ovviamente casco (sempre integrale in fibra, o modulare
chiuso in città), guanti, stivali e giacca tecnica -, venendo spesso additato come un fanatico integralista. In parte, posso dire che ciò corrisponde al vero: quando si tratta della mia incolumità, tendo fanaticamente a proteggermi in modo integrale... per quanto strano possa sembrare!
Tuttavia, non credo che debba essere equivocato il senso di certe affermazioni:
il casco deve essere controllato da personale esperto nel caso abbia esercitato la sua funzione protettiva, vale a dire in caso di impatto in velocità e/o - per eccellere in prudenza - nell'eventualità che abbia subito cadute tali da far presupporre una particolare rilevanza (p.es. rampe di scale, punti elevati quali finestre ecc.).
Non dimentichiamo che il policarbonato e la fibra sono materiali estremamente versatili e resistenti alle sollecitazioni, il cui impiego è concepito dalle case produttrici soprattutto in funzione dell'uso quotidiano, che include forzatamente anche piccoli traumi da caduta.
Diversamente credo debba invece essere considerata la manutenzione del casco: capita purtroppo spessissimo di vedere persone che indossano caschi decrepiti, evidentemente non più in grado di proteggere la testa in modo efficace. Spesso usurati a livello di chiusure e cinturini, con interni laceri che rappresentano una minaccia anche a livello igienico, questi aggeggi sono sovente incrostati di adesivi o ricoperti di scritte a pennarello. Nulla di più sbagliato: infatti, se le cadute di piccola entità non possono danneggiare il casco (se non a livello superficiale ed estetico), i solventi e le colle presenti negli inchiostri dei pennarelli indelebili e negli adesivi rischiano - questi sì! - di indebolire la struttura molecolare dello stesso, mettendo una seria ipoteca sulla capacità di assorbimento degli urti.
E' importante capire e far capire, soprattutto ai più giovani, che caschi e protezioni - al pari delle moto! -, non sono giocattoli, e devono essere trattati con il dovuto rispetto se si desidera beneficiare appieno delle loro caratteristiche di salvaguardia. Ecco perché mi sento di consigliare il cambio del casco ogni 3 - 5 anni, in base all'uso che se ne fa; personalmente, servendomi della moto 9/10 mesi all'anno, a volte anche in caso di pioggia, preferisco sostituirli (ne possiedo sempre un paio, che alterno regolarmente per ridurre l'usura e dar modo agli interni di "respirare") ogni tre stagioni, ma credo che quanti utilizzano la moto solo in estate possano tranquillamente innalzare il limite di almeno un paio d'anni.
Chiudo l'intervento riportando quanto raccontatomi la scorsa settimana da un harleysta milanese: questo poveraccio ha avuto la strada tagliata da una neopatentata al telefono
, finendo malamente a terra e riportando svariante fratture, fortunatamente di non gravissima entità, ciò che più preoccupava i clinici - mi ha detto lo stesso interessato - era piuttosto un versamento di sangue nella zona occipitale, che aveva subito il trauma diretto della caduta. Tutto si è risolto senza danni permanenti, ma se il biker avesse indossato un casco serio (invece, come per sua stessa ammissione, del solito, stupido jet da quattro soldi, sottilissimo e decrepito -ma che fa tanto tendenza!- così caratteristico di certe tipologie di motociclisti), con ogni probabilità se la sarebbe cavata ancora più a buon mercato...
Evitiamo le paranoie, ma non scherziamo col fuoco, quando si tratta delle nostre vite.
Lamps
Piero