Spesso nel forum tanti utenti chiedono spiegazioni per risolvere l’eterno dilemma di che casco prendere; spesso gli utenti comprano un casco e lo postano per leggere le opinioni altrui; spesso le opinioni altrui si basano solo sull’estetica e su quanto può costare un prodotto oppure sulle stellette attribuite dai test.
Ma noto che nessuno mai ha trattato l’argomento “casco” più dettagliatamente, entrando nel merito di come è fatto, perché viene fatto in quel modo, del materiale utilizzato e della differenza tra un materiale e l’atro.
Quindi con questo piccolo topic ci provo io a trattare l’argomento basandomi su quel minimo di esperienza, sfruttando la gente che mi è vicina che di “cultura del casco” ne può vendere e……perché no….anche con un po’ di internet….che non fa male.
Partiamo quindi dall’ABC: com’è fatto un casco; il casco è composto di una calotta esterna, una interna e i componenti ovvero la visiera, il cinturino, l’imbottitura e il sistema di areazione.
La calotta esterna non ha il compito di assorbire l’urto, ma bensì distribuirlo lungo tutta la sua superficie; essa è realizzata in due tipologie di materiali e cioè: materiale termoplastico (policarbonato e abs) e fibre composite.
Le fibre possono essere in mono composito (fibra di vetro), bi composito (carbonio e fibra di vetro oppure kevlar e fibra di vetro) oppure in tri composito (fibra di vetro, carbonio e kevlar oppure dyneema (che è una fibra di vetro con caratteristiche di resistenza superiore a quella tradizionale)-carbonio e kevlar).
Queste fibre vengono amalgamate e rese solide grazie a delle resine termoindurenti.
La fibra migliore e più costosa in commercio è il carbonio; esso ha un’elevata resistenza alla rottura, però se arriva al punto limite, si rompe sino a frantumarsi; per ovviare a questo inconveniente, il carbonio viene sempre accompagnato da fibre aramidiche tipo kevlar per via della loro grande resistenza, elasticità e leggerezza.
Da qui si evince quindi che un buon casco in fibra di carbonio risulta essere leggero e resistente.
La procedura di realizzazione del casco in fibra composita è composta di cinque fasi e cioè: stampo,taglio (effettuato a mano o con mezzi meccanici),stuccatura, verniciatura e assemblaggio; quindi è una procedura più duratura e costosa del casco in termoplastica che come vedremo successivamente ha una realizzazione molto più semplice.
C’è da dire però che il casco in carbonio è poco isolato acusticamente ed è iperventilato, proprio perché essendo un casco principalmente per uso agonistico o uso pista soddisfa le esigente dei piloti che devono sentire obbligatoriamente il sound del motore e hanno bisogno di tanto ossigeno.
Ritornando alle calotte sterne, trattiamo quelle realizzate in materiale plastico; esso a differenze del materiale anzi descritto ha una procedura di realizzazione diversa, in quanto è realizzata iniettando materiale plastico fuso (policarbonato o abs) in appositi stampi di acciaio e dopo il raffreddamento dello stesso gli stampi vengono aperti e la calotta è realizzata e pronta per la verniciatura e l’assemblaggio.
Tra policarbonato e abs il materiale più resistente agli urti è il primo che però risulta essere più costoso e pesante dell’abs.
Dopo aver descritto singolarmente i materiali utilizzati e il processo di realizzazione delle calotte esterne, passiamo a descrivere le varie differenze tra una calotta in fibra composita e una in materiale termoplastico.
Le calotte in materiale plastico, a differenza di quelle in fibra, sono sensibili agli agenti atmosferici e ai raggi ultravioletti; inoltre bisogna utilizzare vernici particolari perché sia il policarbonato sia l’abs possono essere danneggiate da vernici tradizionali o colle, per questo è sconsigliabile attaccare adesivi o varie su calotte in plastica.
Ancora una differenza significativa tra le due tipologie di calotte è il peso che fa la differenza!
Infine la differenza più importante è che una buona calotta in fibra è molto più resistente agli impatti di una in termoplastica.
Adesso è il momento della novità: HJC propone un nuovo materiale composito chiamato P.I.M. (primium integrated matrix).
Esso consiste nell’utilizzo per la realizzazione della calotta in un materiale degno dell’industria aereospaziale, grazie al quale il casco ottiene altre perfomance e un’eccezionale leggerezza in termini di peso.
Nella calotta in P.I.M. sono utilizzati e combinati materiali del più alto livello tecnologico consistenti in un’unione (struttura epossidica rinforzata) tra fibre aramidiche combinate con un’armatura pre-impregnata in fibra di vetro e con uno strato di forte tessuto organico.
Questi materiali garantiscono al casco un’eccezionale rigidità ed elasticità grazie all’armatura anzi descritta e garantisce un livello di sicurezza diverso rispetto alle tradizionali fibre di vetro.
L’utilizzo di questo composito, grazie alla forza e alla flessibilità della struttura, permette un’estrema capacità di assorbimento agli urti con un prodotto finale molto leggero (1100 grammi).
Ricordate però: una buona calotta non fa un buon casco!!!! La calotta è solo un componente, un casco è efficiente solo se tutti i componenti sono buoni.
Chiudo l’argomento calotte chiarendo un altro aspetto che spesso confonde noi motociclisti. Avete mai sentito parlare di aziende che producono modelli di caschi in tre calotte o due calotte?
Bene questo significa che per ogni taglia esiste una calotta esterna proporzionale; per esempio un casco realizzato in tre calotte significa che: una calotta viene utilizzata per le taglie S e XS, una per la M e L e una per la XL e XXL.
Questo per evitare che una persona con una testolina piccola piccola abbia una calotta che sia tre volte la sua testa, oppure viceversa una persona con una testa grande abbia un casco con una calotta piccola.
Adesso passiamo ad argomentare l’anima del casco e cioè la calotta interna.
La calotta interna, realizzata in polimeri espansi, ha la funzione di assorbire l’energia proveniente dall’urto; la densità con la quale è realizzata la calotta interna è inversamente proporzionale alla rigidità del materiale che compone la calotta esterna.
In pratica un casco con una calotta esterna rigida monterà una calotta interna più morbida, viceversa uno con una calotta esterna più elastica monterà una calotta interna più rigida, inoltre c’è da precisare che le due calotte devono combaciare il più possibile quasi a formare un unico corpo.
La calotta interna, non è elastica, quindi quando assorbe l’energia si deforma e non ritorna più allo stato originario; per questo è sempre buona norma far controllare il casco dopo un urto o una caduta.
Per quanto riguarda gli agenti atmosferici, la calotta interna è molto sensibile.
In effetti, l’efficienza di un casco deriva anche dal suo utilizzo e dalla sua manutenzione perché il polistirolo è molto sensibile agli sbalzi di temperatura, ai prodotti detergenti per la pulizia del casco; quindi esso essendo sempre sottoposto a tutti questi agenti aggressivi, risulta perdere le sue proprietà in media dopo circa cinque anni, pertanto diffidate sempre da quelle case produttrici che dicono il contrario.
Continuando il nostro cammino verso la conoscenza delle componenti del casco, passiamo alla visiera, che anche lei ha un ruolo importante per la sicurezza e l’efficienza del casco.
La visiera è fatta in policarbonato trasparente ed è realizzata in due modi: a stampo o in termoforatura.
La visiera a stampo viene realizzata allo stesso modo dei caschi in termoplastica e cioè iniettando policarbonato trasparente fluido all’interno di uno stampo di acciaio; mentre la realizzazione a termoforatura viene realizzata sagomando una lastra di policarbonato e successivamente viene termo forato per dargli la giusta curvatura. In entrambi i casi, le visiere devono aver ricevuto il trattamento antigraffio previsto in via obbligatoria dalle norme vigenti in materia di omologazione. Alcune visiere, inoltre hanno anche subito un trattamento antiappannante che non è obbligatorio, ma è migliorativo.
In ogni caso le visiere, di qualsiasi tipo, possono essere omologate solo se garantiscono una trasmittanza alla luce non inferiore 75%.
L’indicazione dalla quale si evince che una visiera sia omologata o meno e un adesivo trasparente rettangolare sul quale c’è un cerchio che racchiude la lettera E.
Adesso scendiamo ancora un po’ e arriviamo al cinturino. Il cinturino è costituito da due nastri che possono essere o nastri o tubolari appiattiti (più resistenti) alle estremità delle quali è attaccata la chiusura; la chiusura può essere a doppio anello (attacco usato a livello agonistico) a scatto oppure micrometrica. Infine la caratteristica principale del cinturino è che non si deve aprire né in velocità né in caso di caduta, se no il casco vola vie e povero pilota !
Adesso siamo arrivati alla penultima componente del casco: l’imbottitura.
L’imbottitura deve essere realizzata con materiale antibatterico, anallergico e possibilmente anche traspirante.
Un buon casco ha anche l’imbottitura removibile; essa inoltre non deve essere ne morbida e ne troppo dura e deve aderire, senza pressare, alla fronte e alle guance di chi lo indossa.
Come tutte le altre componenti anche l’imbottitura è soggetta all’usura, quindi con il tempo bisogna sostituirla.
Sempre hjc, , la mia casa produttrice preferita, sta proponendo un sistema di imbottitura con un serbatoio d’aria gonfiabile (chi di voi ricorda le Reebok pump?) in questo modo l’imbottitura si modelle perfettamente all’allineamento del cranio, dando maggiore confort.
Adesso passiamo all’ultimo step del casco e vale a dire il sistema d’areazione.
Il sistema d’areazione è molto importante ai fini del confort.
L’areazione di un casco deve favorire la fuoriuscita dell’area calda e l’ingresso dell’area fredda.
Si fa presente che in ogni casco bisogna controllare che la calotta inferiore sia forata in direzione dell’areazione superiore, altrimenti questa sarebbe inutile.
Inoltre un sistema efficiente fa riscontrare la differenza tra quando le fessure sono chiuse e quando sono aperte.
Detto questo, spero di aver dato qualche buona delucidazione per chi vuole acquistare un casco.
Io dico sempre che l’azienda e il prezzo non importa più di tanto, ma importa la caratteristica di un casco.
Quindi se c’è un’azienda che vende un casco leggero, in un buon composito, con una calotta interna a densità variabile, che produce 2 o 3 calotte, che abbia delle imbottiture ottime, un cinturino altrettanto sicuro, una visiera da sballo e un sistema di areazione funzionante………e che non sia un arai o shoei e altra marca leader…..a un buon prezzo perché non prenderlo??????????
A voi le vostre considerazioni.
Piero_84
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