Eccomi appena rientrato da questo giretto, ed eccovi il report con tanto di foto.
Appurato a tarda notte che sarò solo per questa uscita punto la sveglia... Drin drin alle 7 spaccate, snooze e ri-snooze finchè non mi convinco ad alzarmi: 7.35, sole e aria fresca.
Soliti riti mattutini caffè, sigaretta e [omissis...] e pian piano comincio a connettere. Vestizione e giù in garage a svegliare la vecchiaccia. Pronti! Benzina e mi fiondo sul GRA direzione Tiburtina. Butto uno sguardo al luogo dell'appuntamento, non sia mai che qualche folle dell'ultim'ora si voglia aggregare... Solo supersportive e nessuna faccia nota per cui riparto verso Tivoli.
Aria fresca si diceva... tanto che capisco subito che la scelta del giubbotto traforato non è stata troppo saggia, nonostante la maglia termica sotto. Vabbè, ormai è troppo tardi per tornare indietro, quindi si va.
La Tiburtina è sempre bella, sinuosa e scorrevole appena si esce da Tivoli. Mi sorpassa una colonna di Ducati e tutti mi salutano, bellissimi!
Da Carsoli inizia un tratto fantastico, che se non ricordo male porta al Valico di Civitella, ma è troppo veloce per le mie capacità e la ciclistica della MILF, me lo godo a passeggio ammirando le montagne che iniziano a vedersi di fronte ed intorno a me.
Ciò che non mi godo è il freddo che passa dal giubbotto... butto giù un paio di rosari e continuo a chiedermi come ho potuto essere tanto ingenuo da non pensare che alle 10 del mattino a certe altitudini il freddo si sente eccome. Penso per un attimo che potrei non reggere, sopratutto sul Passo Godi. Ma ormai sono in ballo, vediamo come va e per cambiare itinerario c'è sempre tempo.
La discesa fino a Tagliacozzo mi regala temperature più miti e mi rinfranco. Decido di non tirare dritto per Avezzano ma fare il giro largo passando per Castellafiume e Capistrello. Sembra che tutti si stiano sposando, un sacco di gente vestita a festa che cammina per le viuzze dei borghi, in pratica due paesi in festa.
Da Capistrello passo per Avezzano e proseguo verso Pescina, base di partenza per la parte più impegnativa e divertente del giro. Chilometri di rettilineo che mi sembrano non finire mai, che palle!
Pescina finalmente! Sosta benzina e sigaretta. Nella piazza del paese sono in sosta una marea di moto, saranno una cinquantina, e altrettante ne passano, tutti intutati e sportiveggianti. Uhm... non mi va a genio l'idea di trovarmi in mezzo a ingarellamenti e gente che non so che combinerà... Allungo la sosta di una decina di minuti, il tanto di mettere un pò di strada fra me e loro e poter andare tranquillo verso la mia meta.
Via! Direzione Cocullo in un saliscendi meraviglioso, che solo in qualche punto è rovinato dai regali del bestiame... Freddo freddo freddo! Ogni tratto di strada assolato è una benedizione, ormai sono in modalità rettile.
Ecco le Gole del Sagittario, prodigio della natura che conduce fino a Scanno e al suo caratteristico lago.
Mi accingo a prendere un panino ma c'è una fila assurda e io posso resistere ancora un pò prima che il languore si trasformi in squalo! Quindi che si fa? Qualche minuto di relax sul prato in riva al lago e poi di nuovo in sella, verso il Passo Godi.
Ci sono solo io, la strada in alcuni tratti è un pò rovinata, ma me lo bevo in poco tempo. L'ultimo tratto prima dell'altopiano e la stazione sciistica è uno spettacolo di misto stretto. Godo sul Passo Godi! Ora ho fame davvero: paninazzo con salsiccia, birretta e caffè. Faccio finta di non sentire il freddo e riparto verso Villetta Barrea.
Curve, contro curve, tornanti e tornantoni, poi a pochi chilometri dal centro abitato succede ciò che non pensavo sarebbe successo mai: tornante ampio in discesa a sinistra, ci arrivo con la velocità giusta, con la marcia giusta, lo imposto e sento sgraaaasgorooottt! Me la faccio sotto, non capisco, chiudo la curva mollo il gas e realizzo che sono in piedi, che ho grattato il piolino della pedana e comicio a gridare come un pazzo nel casco. Vabbè, che sarà mai direte voi... no, infatti non è niente e mi chiedo se forse non stessi esagerando (visto che ho pure gli arretratori), però è una cosa che mi ha emozionato oltre a spaventarmi.
E così tutto eccitato e con ancora i brividi addosso corro verso Forca d'Acero, ultima tappa di questo mio giro in solitaria.
L'avevo fatto solo una volta, da Opi a Sora, in Ottobre e col buio che incombeva. Non lo ricordavo così bello e vario, un divertimento pazzesco che si annacqua solo all'ingresso del bosco, dove la luce si fa infida e l'asfalto è molto sporco.
Compro un paio di caciotte di pecorino da un simpatico venditore in cima e mi sciroppo la discesa fino a Sora, una serie interminabile di curve praticamente fin dentro la cittadina.
L'adrenalina pian piano scema, e la stanchezza si fa sentire, quindi la sofferta decisione di prendere l'autostrada e rientrare a casa in breve tempo. Ma ormai il freddo è finito, più mi avvicino a Roma e più si sente l'aria pesante della città, l'afa e lo smog.
Una giornata di quelle che si ricordano, di quelle che ti riconciliano con te stesso.
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