manico il problema non è nella regolamentazione e nella differenziazione di destinazione d'uso. Il fatto è che le superfici coltivabili sono un'area più o meno fissa ed il fabisogno alimentare è in costante aumento. Per forza di cose, se una parte degli appezzamenti venisse destinata alla produzione di carburante, ve ne sarebbe una parte minore per l'uso alimentare, a fronte di una domanda in ascesa costante.
Quindi per forza di cose si arriverebbe al rincaro dei prezzi. E se il rincaro fosse limitato alla parte automotive, il costo sarebbe accettabile, a fronte del minore inquinamento. Ma, purtroppo, il rincaro delle materie prime alimentari sarebbe a sua volta inevitabile. I paesi "ricchi" ne risentirebbero ugualmente, ma a subirne le maggiori conseguenze sarebbero le popolazioni "povere", dove già ora l'approvigionamento di risorse alimentari è scarso e costoso.
anche secondo me il punto è questo. La popolazione tende ad aumentare, solo verso il 2050 pare si fermerà attorno ai 10 miliardi (ora siamo a 7). E tende a migliorare, per trend storico positivo, le proprie condizioni di vita, i.e. vuole mangiare di più e meglio.
Quindi, sottrarre aree per la produzione di alimenti o mangimi alimentari e dedicarle al biofuel vuol dire sempre e comunque un aumento di prezzo. Tutte queste aree coltivabili in giro io non le vedo, e non le vedono le aziende agroalimentari, direi.
Credo che la soluzione migliore sia lo sviluppo di fonti davvero alternative di energia. magari non combustibile.