dannazione, bonsay... hai ragione!
posso rimediare con qualche sonetto sconcio del Belli, tipo "er padre de li santi"!?!?
vabbè, dài, nereide è già provata dalla finta trattativa su Aretino, mi limito a un evergreen
dantesco, e chi non lo ha "ballato" alle feste nel salotto buono della mamma? guarda, ci metto
anche le note così si balla meglio...
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Tanto gentile… guardare: Tanto spiritualmente nobile (gentile) e decorosa negli atteggiamenti esteriori (onesta) appare evidentemente (pare; da notare che l’apparenza non è contrapposta alla realtà – come nell’uso moderno del verbo “parere” – ma è anzi manifestazione evidente della realtà stessa) la signora del mio cuore (donna mia è la traduzione del sintagma latino mea domina, da cui anche “madonna”, usato spesso dai poeti medievali per designare la donna amata; non è escluso un implicito richiamo alla Madonna, mediatrice tra Dio e l’uomo) quando essa porge il suo saluto (saluta; il verbo “salutare”, come sempre nella Vita nuova, richiama anche l’idea della salus, ossia della salvezza dell’anima) a qualcuno (altrui; il saluto è rivolto a un destinatario indeterminato, a sottolineare la dimensione universale dei miracolosi effetti prodotti dal passaggio di Beatrice), che ogni lingua diviene muta a causa dal tremore (tremando) e gli occhi non osano guardarla. Nella parafrasi di questo sonetto bisogna tener presente che quasi tutte le parole-chiave (in questa quartina: «gentile», «onesta», «pare») hanno in Dante significato assai diverso da quello che rivestono nell’italiano attuale.
Ella si va… mostrare: Essa cammina chiusa in se stessa, pur sentendosi lodare (sentendosi laudare, proposizione concessiva implicita) atteggiata alla sua interna benevolenza ; l’avverbio «benignamente» e il sostantivo «umiltà» derivano da due aggettivi, “benigno” e “umile”, che in questo contesto possono considerarsi sinonimi; «vestuta» è sicilianismo), e appare evidente (par) che sia una creatura (cosa, termine che richiama il latino causa nel significato filosofico di causa efficiente) discesa dal cielo alla terra per rappresentare in concreto la potenza divina .
Mostrasi… prova: Si manifesta (Mostrasi, che riprende per anadiplosi il «mostrare» di v. 8) talmente bella (piacente) a chiunque la contempla (mira), che attraverso (per) gli occhi dà al cuore una <tale> dolcezza che chi non ne ha esperienza (non la prova) non la può comprendere (’ntender no la può).
e par… sospira: e appare evidente (par) che dalla sua fisionomia (labbia, dal neutro plurale latino labia – che in origine indica le labbra – trasformato in femminile singolare e passato per sineddoche a indicare tutto il volto, o meglio la sua espressione) si muove uno spirito dolce e pieno d’amore, che dice (va dicendo, perifrasi comune nella lingua antica) all’anima: «Sospira». Si notino le allitterazioni in v («mova», «soave») e in s («spirito»-«soave»-«sospira»).[/i][/font]