Rivisto e corretto almeno spero
La scritta
Le si vede ingobbite, come rannicchiate, sotto un portico, all'angolo di una strada, su di un marciapiede, a volte in gruppo fuori dagli shopping center, mentre attendono con aria estranea e distaccata i loro schiavi.
Catturano tutto: sguardi, interesse, odio, incredulita, invidia, passione. Hanno due ruote, una in meno di un triciclo per bambini, due in meno di un'automobile, pari rispetto ad una bicicletta, ma lontane e distanti da tutti i mezzi che a loro assomigliano.
Sono ammaliatrici, aggressive e trasgressive per vocazione.
Le chiamano"nude", perchè mostrano i loro organi impunemente, anzi, a volte, cercano di rendersi trasparenti fino agli ingranaggi. Inseguono la diversità anche fra loro e sono indiscutibilmente rivali.
Che abbiano un'anima?
Non so rispondere, ma,certamente, il fatto che tutti i materiali che le compongono riescano a catturare in un millesimo di secondo l'attenzione e lo sbigottimento di un quasi neonato forse è una risposta alla domanda.
Il piccolo, poco prima,strillava come un ossesso, mentre la mamma spingeva il carrozzino sul passaggio pedonale, mentre ora con occhi sgranati fissa i cilindri e le cromature con aria di sbigottimento e paura cercando di capire da dove arrivi quel respiro minaccioso. Forse quegli occhi sgranati ci dicono che dietro tutto quel ferro qualcosa di strano c'è, qualcosa d'indefinito, qualcosa che fa pensare ad una forza aliena. Il brontolio rauco del motore fa da sottofondo a tutta la scena.
Si sente l'impazienza, la voglia di movimento e il faro, come un singolo bulbo Oculare, sembra guardare minaccioso chi, a sua volta, gli rivolge lo sguardo. Il connubio fra macchina e uomo è troppo intrigante e la madre, rammaricandosi, non può fare a meno di focalizzare lo sguardo su colui che la cavalca. La fusione è tale che rende l'armonia delle forme qualcosa di spettacolare e
allo stesso tempo inquietante. Il casco cela le fattezze del viso, il giubbotto i muscoli, la carne.
La posizione del corpo è quella dell'attesa prima dello scatto. Si sente l'impazienza nell'aria in quel piccolo universo, dove, fra un momento ci sarà la separazione fra due mondi distanti milioni di anni luce.
La signora si dirigerà inesorabilmente verso pappette, pannolini, e moine di ogni genere nei confronti dell'amore della sua vita, mentre colui che fa ruggire l'animale ferroso si confronterà ogni secondo con la morte.
Una volta attraversate quelle striscie bianche dove ora silenziosamente rotolano le ruote della carrozzina, macchina e uomo entreranno nella dimensione dell'aria che urla, delle vibrazioni viscerali, immediatamente si avrà la fusione e il tutto violentemente verrà proiettato nel futuro
sotto forma di asfalto sotto i pneumatici. Il bambino sembra consapevole dell'immenso carico di rischio che si nasconde sotto quei brillii e il suono cupo assieme all'odore oleoso stimolano i suoi sensi e la sua paura, le labbra si attegiano al pianto, mentre la leva della frizione si allontana dalla manopola e il distacco ha inizio.
Il rumore prende forma e il suo tono si alza. Il bimbo sgrana ancora di più gli occhi, prima di girare la testa e sporgersi dal passeggino nell'altra posizione, per avere l'intera visione della massa in
movimento che sta superando lui e sua madre da dietro. Anche la madre non sa resistere alla voglia di guardare, come a voler spostare qualcosa del suo istinto protettivo anche su colui che si è fermato per farla passare.
Una maniera per ringraziare la gentilezza del biker.
Una maniera per sbirciare in un mondo che non sarà mai il suo.
Il bolide le passa accanto e il suo sguardo viene catturato da una piccola scritta posta di traverso sul piccolo parafango posteriore che ricopre la grossa carcassa del pneumatico.
Sbalordita per ciò che ha letto quasi si ferma sulla strada, poi il suo istinto la riporta frettolosamente a raggiungere la salvezza sulmarciapiede.
Il motouomo non è altro che un suono ormai lontano, ma la madre cerca ancora d'individuarlo.
Pensando a ciò che ha letto le viene spontaneo appoggiare una mano sulla testa del suo bambino, come a proteggerlo, ma sopratutto per ricevere quelconforto di cui sente un grande bisogno.
Tre parole in un contesto così estraneo,scritte su un fondo nero opaco. Pronte a risaltare, colpire, confondere colui che le legge. Tre parole che apparentemente non significano nulla, ma che, inserite fra tutti quei tubi, bulloni, alette e marchingegni, possono dire e comunicare molti significati.
Infatti quella madre, pur ritornando a camminare, non sa cancellare dalla mente quella scitta e comincia a fare supposizioni.
Se fosse una minaccia,ora sarei a piangere ed urlare, inginocchiata a fianco al mio bambino,che non mi risponderebbe più. Il solo pensiero di una così terribile possibilità la fa vacillare, immaginando la scena del pesante stivale, che impatta violentemente con la testa della sua creatura scaraventandola sul selciato, mentre l'urlo della bestia si perde sul nastro d'asfalto verso
qualche altra preda.
Non sarei certamente qui a spingere il mio bambino e ad accarezzarlo, felice di poterlo fare, se quelle parole fossero state realmente una minaccia. Cosa possono voler dire e perchè scriverle su una moto? Di solito gli adesivi sulle due ruote inneggiano a prodotti del settore, o alla velocità,che la caratterizzano, esaltandola con i colori e la grafica più esuberanti.
Ci sono i patiti del sesso con le loro donnine nelle posizioni più strane, quelli dell'horror e i loro cross-bone, gli psichedelici, i figli dei fiori, senza contare i duri a tutti i costi, sempre col medio alzato e l'aquila, che li segue, stremata.
Tutto ciò è incredibile e non riconducibile ad una logica immediata. Accidenti! E'proprio vero: la vita e ciò che ci circonda non finisce mai di stupirci.
Tre parole che non vogliono uscire dalla sua testa e che le rimarranno impresse nella mente
per lungo tempo e, quando rivedra una moto ,l'assilleranno di nuovo col loro significato enigmatico.
Colui che le ha appiccicate, ogni volta che indossa il giubbotto, sente il peso delle imbottiture e sa che sono solo una piccola protezione, mentre infila i guanti, sa che le sue mani si consumerebbero e romperebbero con estrema facilità, sa che il casco e la sua efficacia sono ridicoli rapportati al
pericolo che opprime il suo cuore.
Comunque è lì, mentre i pistoni fanno il loro dovere, quella mamma e il bambino lo ammiravano o ne erano spaventati, comunque non è certo passato inosservato e si chiede se sia questo il motivo,che gli consente di sopportare tanto rischio.
Non solo.
E' avere a portata di mano tanta spinta da sorpassare i propri pensieri.
Non solo.
E'anche l'emozione di sentirsi così vicino alla morte, che fa assaporare la vita più intimamente.
Una solitudine bella a tutti gli effetti.
Non solo.
Ma tanto, tanto di più.
“No way.” Non c'è via d'uscita; un'emozione così bella va pagata con quello che più ci costa: uno o più brandelli di pelle, lasciati a seccare sull'asfalto, una gamba, un braccio o l'anima che si libera dal corpo.
Le emozioni più sono grandi ed intense e più pretendono di essere pagate inmoneta Sonante, niente è più costoso del sangue.
Lui lo sa bene ed è per questo che tutti i suoi sensi sono rivolti alla strada e ai suoi pericoli. Scaccia i pensieri che non lo riguardano: lavoro, problemi, amore a nulla Servono, conta solo entrare a far parte del meccanismo che pulsa sotto di lui e guardarsi da coloro che sono sul suo cammino.
Connubio uomo- macchina. Il biker sorride a questo pensiero.
Non c'è nessuna unione.
La macchina fa quello che l'uomo gli vuole far fare,e a volte gli fa commettere errori madornali.
Il rombo lo incalza a ruotare il polso destro in senso antiorario per trasformare il ruggito in urlo;basta così poco per far affluire il carburante ai condotti!
La tentazione è sempre in agguato. Aprire o non aprire? Spalancare I corpi farfallati e nebulizzare più propellente possibile o rimanere ad un livello di decibel sopportabile?
Il propulsore è lì, tutto è così vicino, così a portata di mano, così facile da gestire, capire e accarezzare.
Immediatezza e adrenalina pura affluiscono alle sinapsi per eccitarle a mandare impulsi a tutto il corpo, affinchè possa, con spostamenti millimetrici dei comandi e dei pesi, equilibrare le forze in gioco,in un gioco sul filo del rasoio.
Tutto si dilata e il tempo acquista una dimensione diversa mentre le forme si avvicinano a forte velocità e in un attimo si perdono dietro all'urlo del motore e vengono sostituite incessantemente da altre.
Il cervello inacamera e rilascia freneticamente sensazioni e immediatamente invia comandi a tutto il corpo, per non far superare quel bordo sottilissimo che tiene in equilibrio una massa di quasi 250 chilogrammi su pochissimi centimetri quadrati di gomma.
Il biker non può fare a meno di pensare alla mamma e al bambino che ha appena abbandonato al loro destino
Cosa avranno pensato di lui?-
Sorridendo, rivede il faccino del bimbo e il suo stupore, mentre supera di slancio una vettura ed evita un tombino arrivando in scalata ad un semaforo che sta per diventare rosso, ma un po' di benzina in più nei cilindri e i pistoni sono pronti a fargli superare l'ostacolo.
Chiude un po' il gas e l'andatura gli permettere di ritornare col pensiero alle espressioni di stupore che erano disegnate sulle loro facce e in particolare su quella della madre mentre leggeva la scritta. Il tutto era avvenuto come al rallentatore e le immagini si erano fissate nella sua mente
come per obbligarlo ad analizzarle.
La strada è sempre meno trafficata, mentre si allontana dal centro abitato e comincia a salire verso le colline. Guidare e pensare ad altre cose che non siano guidare è deleterio quando sotto di te ci sono mandrie di puledri nervosi.
Il desiderio di ricordare, di sondare il volto della donna e la sua sorpresa lo inducono ad affrontare le prime curve ad una velocità inferiore a quella con cui è solito aggredirle.
La strada entra in lui e lui ne diviene parte, mentre il ritmo aumenta e il motore comincia a scaricare la sua potenza sulla ruota posteriore. Il battistrada del grosso pneumatico è ancora freddo e la presa sull'asfalto lascia a desiderare, facendo derapare il posteriore nelle prime curve,ma non per questo il ritmo diminuisce, anzi è questa instabilità a enfatizzare l'emozione e a spingerlo ad affrontare ogni curva ad una velocità maggiore.
Entrare in una curva è come gettarsi nell'ignoto, uscirne è ritrovare se stessi ancora integri e pronti a ricominciare il gioco.
La moto è un giocattolo, un mezzo di divertimento smisurato col quale muoversi nello spazio.
Il biker lo sa bene e mentre la musica del suo lettore digitale comincia ad affluire alle sue orecchie, coprendo in parte il ruggito del motore sorride e la strada si trasforma in qualcosa di vivo .Tutto diventa automatico, quasi non ci fosse più bisogno di lui per farla scorrere sotto le sue ruote.
Come una punta d'ago che penetra nella pelle lacerandola, la scritta si fa strada nella sua mente e il polso ruota in senso orario, la velocità diminuisce e il sorriso si spegne nella decelerazione e nel risucchio sonoro che ne consegue.
La felicità è sempre momentanea e fuggevole; non c'è niente di più effimero dell'essere contenti, basta un ricordo e tutto svanisce, basta vedere un mazzo di fiori sul bordo della strada e neanche il rock più esasperato riesce a
cancellare il senso di disperazione che ha provato colui che li ha deposti.
Il mezzo sotto di te di colpo perde la sua veste di giocattolo.
Invece di cavalcare un meraviglioso destriero d'acciaio ti sembra di essere seduto sul manico inclinato di una falce e di scivolare inesorabilmente verso la lama incrostata di tanto sangue versato da altri fratelli prima di te. La strada diventa un tunnel nel quale ti addentri circospetto e ogni curva
sembra una porta spalancata su un baratro mentre le note di “Hells Bells” suonano in una chiesa parata a lutto.
Ti fermi al bordo della strada per tirare il fiato ,per riprendere in mano le redini della belva, ma sai che ci vorrà parecchio prima di ritrovare la spinta che prima ti faceva allargare le labbra in un sorriso.
Lui è là,, sotto il serbatoio che borbotta sommesso, ma carico di tensione per essere stato fermato, lui è fatto per sprigionare energia, per divorare carburante e aria, per cancellare tempo e spazio è fatto per ruggire e urlare, senza ritegno, non certo per rimanere fermo ai bordi di una strada.
Lo spostamento d'aria colpisce il centauro , mentre stava mettendo mano alla chiave per chiudere i contatti. Il rombo lo stordisce e lo fa sobbalzare mentre vede la moto, che lo ha superato, affrontare una curva e sparire alla sua vista assieme a colui che la guida. Immediatamente solleva il piede sinistro da terra, la leva della frizione si stacca dalla manopola e quella del cambio viene schiacciata, il gas viene aperto e l'urlo si sprigiona.
La macchina ha vinto ed è pronta a fare ciò per cui è stata costruita. Si cercheranno scuse, motivi, si proverà a ricostruire i fatti, si parlerà di velocità assassina, di curva micidiale, di troppa fiducia in se stessi, ma solo colui che ha recuperato il parafango e col guanto sudicio ha pulito la scritta
dalla polvere che la rendeva parzialmente illeggibile, saprà a chi dare la colpa.
L'uomo del carro attrezzi si toglie i guanti ed entra in cabina, mette in moto e parte.
Sente nel cassone le parti metalliche che cozzano le une contro le altre, accende la radio e immediatamente le note di “Highway to hell” si confondono col frastuono della ferraglia.
Soffia il fumo della sigaretta sul vetro sporco accarezzando la leva del
cambio a forma di teschio, mentre la sue labbra incurvate in una smorfia sillabano le parole FOR UMAN EXTINCTION.
clevar
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