Ecco cosa paghiamo della benza
Accise sulla Benzina: Paghiamo tasse assurde
Ormai, in Italia, il costo del carburante per il cittadino ha raggiunto livelli inaccettabili.
Secondo i dati Istat, nel 2005, le famiglie italiane avrebbero speso mediamente 1800 euro per l'utilizzo dell'automobile. La voce più rilevante è, ovviamente, quella relativa ai carburanti (fonte: Corriere della Sera). Essendo dati risalenti a tre anni fa, temo che la spesa media in carburante possa essere, verosimilmente, aumentata di pari passo con l’aumento del costo del carburante stesso.
Sempre secondo le rilevazioni dell’Istat, nel 2004, le famiglie italiane recepivano mediamente un reddito netto di 2340 euro mensili, mentre, per una famiglia su due, il reddito risultava essere minore di 1863 euro. E’ ovvio che, in questo contesto, i 150 euro spesi mensilmente per l'utilizzo dell'automobile costituiscono una cifra notevole per le famiglie.
Al di là delle basilari accortezze alla guida, che ognuno di noi dovrebbe avere per diminuire i consumi; l’unica concreta soluzione, che può alleviare il malessere a cui sono sottoposte le famiglie italiane, è data dall’implementazione del trasporto pubblico, accompagnata ad una eliminazione e ad una riduzione di alcune imposte sulla benzina, che io trovo eccessive, se non, vergognose.
Per quanto riguarda il primo aspetto si sono potuti constatare dei progressi. Infatti, molte città, negli ultimi anni, hanno implementato la rete di trasporto pubblico e, di recente, hanno adottato forme innovative per ridurre la presenza dei veicoli sulle strade e le emissioni inquinanti. Rimane, però, un 75% del territorio italiano che, essendo montano o collinare, non è altrettanto ben servito dal trasporto pubblico ed è svantaggiato sotto il profilo logistico.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, invece, si è fatto poco o nulla.
Ad oggi (settembre 2008) le imposte sulla benzina costituiscono un rilevante 55,95% del prezzo alla pompa, mentre il rimante 44,05% è formato dal costo del prodotto e dai margini di profitto (prezzo industriale).
Le imposte sulla benzina sono costituite dall’IVA (al 20%), pari a 0,24 euro circa per litro, e dalle accise, pari a 0,56 euro circa per litro, per un totale di 0,80 euro circa per litro. (fonte: Ministero dello Sviluppo Economico)
Quest'ultima imposta, l'accisa, nacque sotto il Fascismo allo scopo di coprire i costi dovuti alla guerra di Etiopia, ma, nel tempo ne vennero aggiunte molte altre.
Ecco una lista di accise che trovo davvero assurdo dover pagare ancora oggi: 1.90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935, 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956, 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963, 10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966, 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968, 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976, 75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980, 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983, 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996, 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
Il tutto comporta 485.90 lire di tasse assurde, ovvero 25 centesimi di euro, per ogni litro di carburante che acquistiamo! (fonti: Atti parlamentari 2004 - Camera dei Deputati)
Indubbiamente, lo scopo delle accise rimane nobile, purtroppo, però, come molto spesso accade in Italia, ciò che nasce come provvisorio finisce col diventare tacitamente definitivo (basti pensare al nostro inno nazionale che è stato consacrato come provvisorio nel lontano 1946), ed ora siamo costretti a pagare emergenze ormai cessate da decenni.
Sfruttando le maggiori entrate dell’Iva, circa 162 milioni di euro (fonte: Il Sole 24 ORE), derivanti dall’incremento del prezzo del petrolio, il precedente Go verno decise di diminuire le accise sul carburante di 2 centesimi attraverso un provvedimento che rimase in vigore solamente nei mesi di marzo e di aprile.
Nel corso di una recente puntata della trasmissione “Mattinocinque”, l’attuale ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, riguardo al provvedimento attuato dal precedente Governo, disse che fu “un intervento molto costoso di 500 milioni di euro” ed ha evidenziato anche che “2 centesimi al litro è una cifra che nessuno coglie”, per cui l’attuale Governo preferisce “mirare a un discorso settoriale che possa aiutare quei settori che maggiormente sono penalizzati dal costo della benzina e del gasolio e che automaticamente fanno crescere i prezzi finali, quindi l'autotrasporto”. (fonte: CG Gestori Carburanti)
Con tutto il rispetto per il ministro Claudio Scajola, e con meno rispetto verso chi probabilmente aveva fatto male i conti, non sono concorde nel ritenere "costoso" quell’iniquo abbassamento delle accise da 25 a 23 centesimi al litro. Infatti, le accise rimangono comunque un introito per il Governo ed un’insulsa spesa per il cittadino.
A questo punto, diviene logico chiedersi in che modo siano stati spesi gli entroiti derivanti dalle accise una volta cessate le emergenze.
Posso ipotizzare con un pò di ironia che, ad esempio, l’accisa da 0,1 centesimi di euro, che abbiamo pagato negli ultimi settant’anni per finanziare la guerra di Etiopia, sia servita a coprire i costi (circa 10 milioni di euro) per la restituzione all’Etiopia dell’obelisco che si trovava in piazza di Porta Capena a Roma fino al 2002.
Nel 1935 i soldati italiani avevano trovato l’obelisco frantumato in tre tronconi nella località di Axum in Etiopia, dove vi erano una cinquantina di obelischi che versavano nelle stesse condizioni. In seguito, la stele di Axum venne trasportata e ricostruita a Roma.
Quando un giornalista, che probabilmente dubitava come me dell’utilità di tale obelisco per un paese in via di sviluppo, chiese ad Adem Gebre Tsadik, sindaco di Axum, se avrebbe preferito avere 10/20 milioni di euro per costruire scuole, ospedali e strade piuttosto che l’obelisco, egli rispose: “Cosa sono 20 milioni di euro paragonati alla storia?”. (fonte: Corriere della Sera)
Oggi la stele si trova di nuovo ad Axum e giace ancora smontata, abbandonata ed esposta alle intemperie sotto una tettoia all’interno del Parco Archeologico. (fonte: Wikipedia)
Ma dove vanno a finire gli altri 24,9 centesimi di euro?!
La risposta è semplice, nelle casse dello Stato. Infatti, le accise, da misura straordinaria, sono diventate negli anni un'entrata fiscale ordinaria.
A mio parere, le accise sui carburanti sono una tassa eccessiva e senza senso, che ci colpisce ogni giorno in modo indiscriminato e a prescindere dal reddito. Quindi, dovrebbero essere ridotte drasticamente, se non eliminate.
Innumerevoli petizioni, interventi parlamentari, articoli di blog e di giornali, hanno segnalato questa ingiustizia, ma, intanto continuiamo a pagare.