Mah... Visto che il post era partito facendo riferimento a Ducati, anche se è un po' vecchio, forse vale la pena di intervenire.
Qui a Bologna - per ovvie ragioni - la Rossa è parecchio diffusa come moto; io poi ho diversi amici che più o meno direttamente lavorano per la casa di Borgo Panigale (e onestamente parlando devo rilevare che quasi nessuno di loro possiede Ducati), e certe volte davvero mi spiace sentire critiche feroci rivolte ad un marchio che è pur sempre un vanto dell'Italia e della mia città.
Volendo essere obiettivi, credo sia necessario innanzitutto fare un distinguo tra vecchi modelli a carburatori e nuove produzioni. i primi, indipendentemente dalle necessità di manutenzione - sempre assai più onerose che su qualsiasi jap -, e dai difetti meccanici tipici della moto (caratteristico, sia pure comune anche all'altra italiana Guzzi, l'allentarsi dei dadi, tanto che quando se ne trova uno a terra, qui da noi si dice "è passato uno in Ducati"), erano eccellenti mezzi per la velocità, e più ancora per il misto stretto. Ho sempre pensato che la vecchia Monster M 900, che ho guidato in varie occasioni e che permetteva a chiunque di grattare la punta dello stivale alla terza curva, fosse stata concepita e realizzata in primis per le sparate in Futa e sui passi a sud di Bologna. Difficile trovare una moto più perfetta per questo tipo di utilizzo: leggerissima, fulminea nello scendere in piega, precisa come un rasoio in traiettoria (se gommata con l'originale 170 post.), motore bicilindrico provvisto di una magnifica schiena ai bassi-medi... Trascurando i difetti relativi al tipo di moto - certo, lo spazio per due persone è inesistente... la possibilità di rendere la moto anche solo minimamente turistica pressoché nulla e così via - si trattava comunque di mezzi pieni di personalità, realizzati secondo criteri pseudo-artigianali o quasi.
Purtroppo il passaggio all'iniezione, e l'avvento dell'elettronica soprattutto, oltre all'acquisto da parte dei tedeschi, hanno finito per snaturare una moto, sia pure moderna, ma sostanzialmente legata sul piano costruttivo a vecchie e funzionali concezioni. I progettisti di Borgo Panigale, maestri nella realizzazione meccanica già ampiamente metabolizzata nel corso di decenni di esperienza, non hanno saputo/potuto aggiornare il proprio know-how sul piano elettronico (ossia laddove sempre più si fanno le differenze), anche perché i budget di riferimento si sono assottigliati sempre più, prima della cessione. Inoltre, da buoni speculatori, i nuovi proprietari hanno da subito cercato di far rendere al massimo il nuovo investimento - anche per pareggiare le spese clamorose dovute alle competizioni -, e per giustificare gli alti prezzi di mercato che la subentrata gestione intendeva mantenere, invece di investire per migliorare la qualità della parte impiantistico/numerica, più debole, hanno al contrario implementato proprio questa, senza però che progettazione e collaudo degli strumenti fossero adeguate...
Non pretendo di essere creduto sulla parola, ma fatevi un giro sui forum dedicati e non sarà difficile rilevare come gran parte dei difetti di fabbricazione e dei problemi che affliggono soprattutto alcune linee Ducati (Multistrada su tutte, ma anche Hypermotard) siano relative proprio alle parti elettroniche - oltre ai già citati problemi di assemblaggio, s'intende.
Viene forte il sospetto che, molto in alto, si sia deciso di riorientare i target di riferimento: da moto popolare, sia pure di fascia alta, Ducati mira oggi a divenire vero e proprio oggetto di lusso, da lanciare su quei mercati che possono essere ricettivi e presso le clientele che non hanno problemi anche nel caso sia necessario rifare mezza moto o lasciarla sei mesi in assistenza (poiché tanto, magari, nel proprio garage vi sono altre moto!). Del resto, la distribuzione della nuova Superleggera, al modesto prezzo di 66.000 euro, mi pare possa ampiamente confermare quanto vado dicendo.
Credo che difficilmente si possa opinare qualcosa, relativamente al fascino che queste moto ancora possiedono: dal classico Monster 600, sino alla recente versione 1200, passando per la Diavel, sino ai modelli enduro-stradali, le linee restano magnifiche, ariose, precise; così come i materiali quasi sempre ricercati. Ma quanto a funzionalità e caratteristiche d'uso, siamo davvero lontanissimi non solo e non soltanto dalle nostre jap, ma anche dalla costosa ma affidabile tedesca dell'elica. La politica Ducati si approssima invece assai di più a quella dell'americana Harley-Davidson: moto che richiedono una manutenzione ed una spesa costanti (e, del resto, è geniale l'idea di "rivenderti" più volte, attraverso la formula dei tagliandi e degli accessori, la moto che hai già comprato!), alla faccia di chi invece vive le due ruote come una passione che prescinde dalle capacità economiche, alla portata di tutti quanti ne sentano il richiamo... Mette conto rilevare come, se pure la politica estera HD proceda su questo binario, sul mercato interno si tratti di moto acquistabili da chiunque e facilmente manutenibili con pochi dollari (d'accordo, anche considerata la maggiore dimestichezza dei meccanici con questi motori), com'è facile rilevare confrontando i prezzi dei modelli disponibili sui due mercati USA e Italia.
Personalmente amo TUTTE le moto, ed esse rappresentano una parte importante della mia vita; ma soprattutto amo LA moto, come strumento per la conquista di qualcosa (libertà, piacere... o quello che volete), e non come anello terminale di una catena che mi lega alle politiche aziendali stabilite da qualcun altro.
Un concessionario Harley qualche anno fa mi disse "Noi vendiamo uno stile di vita, non una moto"... Beh, io non potei che rispondere "Voi vendetemi la moto, allo stile di vita ci penso io!", e ancora oggi la vedo così!
Spero di non aver annoiato nessuno con queste mie considerazioni, ma il tema mi stava a cuore.
Lamps.
Piero